10 CURIOSITÀ SUL LAGO DI GARDA CHE FORSE NON SAPEVI | RADIO GARDA
Written by La RedazioneIl Lago di Garda non è solo il più grande lago d'Italia, ma è anche un luogo ricco di storia, misteri e peculiarità uniche. Scopriamo insieme dieci curiosità che rendono questo gioiello naturale ancora più affascinante!
1. Il misterioso mostro Benacosaurus
Lo sapevi che il Lago di Garda ha il suo personale "mostro di Loch Ness"? Si chiama Benacosaurus, una creatura leggendaria avvistata per la prima volta nel 1965. Da allora, testimoni affermano di averlo visto in diversi punti del lago. I fondali ancora inesplorati alimentano il mistero: chi sa quali creature potrebbero nascondersi nelle sue profondità?
2. Un lago dalle misure impressionanti
Il Lago di Garda si trova a 65 metri sul livello del mare, con una lunghezza di 51,6 km (da Riva del Garda a Peschiera) e una larghezza massima di 17,2 km. Ma la vera sorpresa? La sua profondità massima di ben 346 metri! Inoltre, in estate, la temperatura dell’acqua si aggira intorno ai 20°C, rendendolo perfetto per una nuotata rinfrescante!
3. Il vento che modella il clima
Il versante nord del lago, da Malcesine a Limone e fino a Riva del Garda, è dominato dai venti. In particolare, l’Ora del Garda, che soffia regolarmente da sud, garantisce un microclima mediterraneo persino nelle zone montuose. Grazie a queste condizioni, sport come il windsurf e la vela sono praticabili tutto l’anno, rendendo Torbole una vera mecca per gli amanti degli sport acquatici!
4. Le sue acque hanno proprietà terapeutiche
Forse non lo sai, ma il Lago di Garda è ricco di sorgenti termali! Sin dal passato, si sono osservate bolle sulfuree affiorare in superficie. Durante il Novecento, queste sorgenti sono state canalizzate, dando vita a centri termali famosi, ideali per una pausa di relax e benessere.
5. Il fiume più corto del mondo
Nel Lago di Garda sfocia l'Aril, noto anche come Ri, il fiume più corto del mondo! Lungo appena 175 metri, si trova nel Comune di Malcesine, a Cassone. Questo luogo iconico ha persino ispirato Gustav Klimt, che nel 1913 lo immortalò nella sua opera "Chiesa a Cassone sul Garda".
6. Il primo comune "libero" d'Italia
Lazise, sulle sponde del lago, è considerato il primo comune "libero" d'Italia. Nel 983 d.C., la comunità ottenne dall'Imperatore Ottone II il diritto di fortificare la città e una serie di autonomie economiche, civili e religiose, un privilegio rarissimo per l’epoca.
7. Il produttore di limoni più a nord del mondo
Sapevi che il Lago di Garda è tra i produttori più settentrionali di limoni? A Limone sul Garda, questi agrumi venivano esportati fino in Germania, Polonia e Russia, garantendo un’importante fonte di reddito. Oggi, puoi ancora visitare la storica limonaia del Castello.
8. L'olio d'oliva più a nord d'Europa
Grazie al suo microclima unico, il Lago di Garda ospita anche gli uliveti più settentrionali d'Europa. L'olio extravergine di Riva del Garda ha ricevuto numerosi premi internazionali, grazie alla sua qualità eccezionale.
9. Il "figlio del vento": un broccolo speciale
A Torbole, cresce un broccolo unico al mondo, noto come "Figlio del Vento". Questo ortaggio, Presidio Slow Food, deve il suo sapore dolce e delicato ai venti invernali che soffiano nella zona. Puoi gustarlo fresco in inverno o sotto forma di crema tutto l’anno!
10. Un paradiso enogastronomico
Il Lago di Garda offre una cucina variegata e raffinata. Dal pesce di lago ai salumi e formaggi trentini, fino ai vini pregiati del territorio, qui ogni pasto è un’esperienza indimenticabile. Se sei un appassionato di vino, non perderti le visite alle numerose cantine locali!
FUMATA BIANCA AL TEATRO SS. TRINITA' DI VERONA CON "SIC TRANSIT GLORIA MUNDI"
Written by Cinzia BighelliniLettera Apostolica di Giovanni Paolo II "Ordinatio Sacerdotalis"
Venerabili Fratelli nell'Espiscopato
"1. L'ordinazione sacerdotale, mediante la quale si trasmette l'ufficio che Cristo ha affidato ai suoi Apostoli di insegnare, santificare e governare i fedeli, è stata nella Chiesa cattolica sin dall'inizio sempre esclusivamente riservata agli uomini......."
e la parola uomini non è intesa come essere umano, ma come identità di sesso maschile.
Il millenario dibattito del ruolo della donna nella chiesa cattolica, è il soggetto principale dello spettacolo "Sic Transit Gloria Mundi", che per il terzo anno consecutivo, viene replicato a Verona, quest'anno al Teatro SS. Trinità.
Prodotto da Ippogrifo Produzioni, produzione cine-teatrale indipendente, scritto e diretto da Alberto Rizzi e interpretato da Chiara Mascalzoni, "Sic Transit Gloria Mundi" èun monologo dissacrante sulla veste della donna nella chiesa cattolica, che in un futuro non tanto prossimo, ipotizza la possibilità dell'elezione di un Papa di sesso femminile.
Un argomento scottante, affrontato senza inutili faziosità sessiste, che sfiora con ironia la storia e i fatti, contrapponendo le aberrazioni compiute nei secoli dagli alti prelati nella sascralità del loro ruolo.
La sapiente ironia di Chiara Mascalzoni accompagna il pubblico in questo j'accuse, cucendosi addosso il ruolo di narratrice e interprete.
Punto di forza dello spettacolo, una scrittura semplice senza sovrastrutture ideologiche o filosofiche di sorta, che cattura il pubblico fin dall'inizio.
Prodotto a marzo 2016, in questi tre anni lo spettacolo si è aggiudicato diversi premi tra i quali il secondo posto al Premio Cervi nel 2016 (Reggio Emilia), miglior interpretazione al Doit Festival 2017 (Roma), selezionato per l' Avignone Off 2018.
Chiuso il sipario, "Sic Transit Gloria Mundi", lascia parlare di se concedendo al pubblico ampi spazi di riflessione, una vera rarità nell’attuale povertà drammaturgica dei programmi teatrali veronesi e nazionali.
Un elogio particolare a Ippogrifo Produzioni, che senza alcuna sovvenzione statale, riesce a coinvolgere un pubblico sempre più vasto in operazioni di successo.
I DUE VOLTI DI PATTY PRAVO AL TEATRO ROMANO DI VERONA
Written by Cinzia BighelliniLa suggestiva cornice del Teatro Romano è stata travolta da un'onda anomala di nome Patty Pravo, che ha scelto Verona per chiudere il tour estivo ".....La cambio io la vita che...".
Un concerto particolare, organizzato da Azzurra Music nota etichetta discografica, che ha visto nella prima parte la Ragazza del Piper, accompagnata dall'Orchestra dei Colli Morenici diretta da Mauro Ottolini, cantare brani di Leo Ferrè "Piccino", "Col tempo" di Jaques Brel "Canzone degli Amanti" (testo italiano di Sergio Bardotti e Duilio Delprete), "Non andare via" (adattamento in italiano di Gino Paoli di "Ne me quitte pas"), "A Modo mio" cover di My Way di Frank Sinatra, "Tutt'al più" (Franco Migliacci e Piero Pintucci, "Dove andranno i nostri fiori" cover di Where Have All The Flowers Gone? scritta dal cantautore statunitense Pete Seeger e interpretata da Marlene Dietrich.
Il la al concerto è stato dato dalla cantante che, con voce fuori campo, ha recitato la prima strofa di "Concerto per Patty" per poi accedere sul palco serafica ed eterea, in abito nero, capelli raccolti.
Patty Pravo è prima di tutto un'icona, l'accordo con l'orchestra non è tra i migliori, i maestri compensano qualche indecisione della cantante, ma alla fine del brano il pubblico, che ha riempito ogni angolo del Teatro Romano, in maggioranza una versione “over-fan”, è in delirio da standing ovation, perchè ormai è amore vero quello che lega la cantante al suo pubblico, che le dedica proclami chiamandola sempre “Nicoletta”.
Una sistemazione non molto felice del palco, ha impedito a metà del pubblico di vedere “Patty”, coperta dalla postazione del maestro Ottolini, che con intelligente goliardia, ogni tanto girovagava per il palco.
La seconda parte ha visto una Patty Pravo sicuramente più a suo agio nei brani, tanto da sfoggiare una voce che inizialmente sembrava non le appartenesse più.
La Ragazza del Piper è sfrontata nel parlare con il pubblico, che ora la può ammirare in toto, perchè il palco è tutto suo e della band.
I pezzi proposti sono ormai nel “dna” della cantante e dei presenti: "La Bambola" (1970 -Ruggero Cini-Franco Migliacci- Bruno Zambrini), "Se perdo Te" (1967 - cover del brano The Time Has Come - Paul Korda e tradotta in italiano da Sergio Bardotti), "Orient Express" (2004 - Nicoletta Strambelli-Edoardo Massimi-David Gionfreddo-Claudio Clementi), "E dimmi che non vuoi morire" (1997 - Vasco Rossi testo e Roberto Ferri-Gaetano Curreri musica), "La Viaggiatrice - Bisanzio" (1989 - Paolo Dossena-Patty Pravo-Tony Carnevale), "Cieli Immensi" (2016 - Fortunato Zampaglione), "Nuvole" (2016 - Gianni Skip), "Pensiero Stupendo" (1978 - Ivano Fossati-Oscar Prudente), "Pazza Idea" (1973 - Maurizio Monti-Giovanni Ullu-Paolo Dossena).
Ovazione da stadio alla fine del concerto, perchè al suo pubblico non importa se le esecuzioni non sono state perfette, Nicoletta è Nicoletta.
AL TEATRO ROMANO PER VERONA FOLK: L'ADDIO DI JOAN BAEZ
Written by Annalisa ManciniL'“Usignolo d'America” ha ora i capelli bianchi e una bellissima voce ruvida che domenica ù sceglie di condividere con il pubblico del Teatro Romano di Verona, prima tappa italiana del suo tour d'addio alle scene musicali.
Joan Baez, l'attivista-cantante degli anni della contestazione made in U.S.A., dice di essere stanca di tour mondiali eppure il suo ultimo album parla del mondo di oggi, di migranti e di piccole-grandi paure.
E' la Joan Baez di sempre quella che dal palcoscenico veronese parla, cantando: il silenzio del pubblico al suo ingresso parla da sé e anticipa perfettamente l'intensità che lo seguirà.
Perfetta per rompere il ghiaccio la cover di un pezzo di Bob Dylan “Don't think twice it's alright”, brano a cui le si accredita la miglior interpretazione ma è solo con l'introduzione di “God is God” (brano di un suo album del 2008) che si comincia a scoprire di più della donna di Woodstock: “credo nelle profezie e nei miracoli”, dice.
Eppure poi è dietro a un altro storico brano di Dylan che si trincera e che ottiene la fiducia del pubblico: “Farewell Angelina” apre così la strada alle canzoni del suo nuovo album “Whistle Down the Wind”, frutto di collaborazione con grandi autori come Tom Waits e Josh Ritter (sua “Silver Blade”).
Le sonorità folk prevalgono anche grazie alla bravura del polistrumentista Dirk Powell (piano, banjo, basso acustico, voci, chitarra) e - là dove non arriva la voce della nuova Joan Baez - arriva la bravissima back vocals scelta appositamente dall' “Usignolo”, che non ha paura di ammettere che le sue capacità vocali sono cambiate e peggiorate.
Prima delle sue consuete cover di “C'era un Ragazzo”, “Un mondo d'amore” e di “Me and Bobby McGee” (resa celebre da Janis Joplin), il momento più intenso è riservato a “Deportee”, brano del 1971 mai così attuale.
Uno strano addio quello di Joan Baez a Verona Folk 2018: l’”Usignolo” dall'ugola ruvida porta
ancora messaggi per il mondo.
LA GRINTA DI ANNA CALVI ALL'ANFITEATRO DEL VITTORIALE
Written by Cinzia BighelliniNella splendida e suggestiva cornice dell'Anfiteatro del Vittoriale, il penultimo appuntamento dell'ottava edizione del Festival del Vittoriale: Tener-a-mente, ha visto salire sul palco la cantautrice e chitarrista britannica di origini italiane Anna Calvi (Twickenham 24/09/1980).
Anna Calvi debutta nel 2011 con l'omonimo album definito "una magistrale scomposizione di desiderio e amore", nel quale la voce e la sua chitarra Stratoscaster fanno da padroni, Domino Records, rendendola celebre e incoronandola come "la nuova musa made in UK"
Nel 2013 esce il secondo album "One Breath", ricevendo 4 stelle dalla rivista MOJO e ottime recensioni da Q, Uncut e The Guardian, dove la cantautrice esprime maturità ed una consapevolezza dei propri mezzi espressivi.
Una voce potente e graffiante quella dai Anna Calvi, quasi prepotente, che ha saputo trasportare, fin dall'inizio, il pubblico nel suo mondo, con il primo singolo estratto dall'ultimo album, il terzo, "Hunter"- Domino Records, "Don't Beat The Girl Out Of My Boy".
Brano che la stessa Anna afferma: "racconta la felicità come atto di ribellione, la libertà di identificarsi in ciò che più ci aggrada, senza restrizioni dalla società"
Sicuramente un'altra tappa della maturità raggiunta dall'artista, che, abbandonato ogni genere di conformismo, punta all'annullamento di qualsiasi distinzione nel segno della libertà più assoluta.
Un concerto, nel quale, le influenze artistiche del passato della cantautrice si sono avvertite, ma assorbite dalla personalità di Anna Calvi, che ha saputo prendere possesso del palco con la propria musica.
Un'edizione quella di Tener-a-mente 2018 che ha visto incrementare ulteriormente il pubblico da tutto il mondo, grazie ad un cartellone con un'offerta artistica ricca e di qualità.
FESTIVAL DELLA BELLEZZA: LO CASCIO E CAMPANER AI GIARDINI GIUSTI
Written by Cinzia Bighellini"Alla fine il nostro corpo rivestirà la bellezza dell'anima. L'anima si rivestirà della bellezza dello spirito." (Gianfranco Ravasi)
La V edizione del Festival della Bellezza, nella splendida cornice dei Giardini Giusti, per la sezione dedicata ai Maestri dello Spirito, ha visto sul palco l'attore Luigi Lo Cascio e la pianista Gloria Campaner, che hanno presentato "L'anima russa, Esenin e Rachmaninov", un reading-concerto su Sergej Aleksandrovič Esenin(1895-1925) e Sergej Vasil'evič Rachmaninov (1873-1943).
Esenin celebre poeta russo che, nonostante fosse profondamente legato alle sue radici contadine, si innamorò e sposò Isadora Duncan, danzatrice statunitense, restandole a fianco anche nelle sue tournée in Europa e negli Stati Uniti.
L'ambiente della Duncan e la barriera linguistica uniti alla lontananza sofferta minarono psicologicamente il poeta soggetto spesso a crisi di rabbia e abuso di alcolici. Il matrimonio, celebrato nel maggio del 1922, vide il suo epilogo con il ritorno a Mosca di Esenin, nel maggio 1923.
Luigi Lo Cascio, attoreconosciuto al grande pubblico per le sue interpretazioni cinematografiche nel cinema d’autore, interpreta Esenin in modo magistrale, studiando con attenzione, parole, inflessioni e stato d’animo del poeta russo. Al pianoforte Gloria Campaner, un vero talento, poliedrica e sensibile interprete che riesce a entrare nelle “ottave” Sergej Vasil'evič Rachmaninov in modo magistrale.
Due personalità difficili e combattute quelle di Esenin e Rachmaninov, simili anche nei percorsi di vita e le cui opere esigono uno studio approfondito e una interpretazione sopra le righe.
Esenin esprime attraverso Lo Cascio il rimpianto di una Russia cambiata non più vicina ai ricordi, all’ infanzia e alla famiglia, un tormentato senso di colpa per aver lasciato la sua terra come in "Ei tu Rus', amata mia", "Confessioni di un teppista", "L'uomo nero".
Un reading ben articolato che la pioggia ha interrotto a pochi minuti dal termine, le lacrime di Esenin?
Anche in questo caso organizzazione ineccepibile quella del Festival della Bellezza (IDEM)
SPENSIERATEZZA MALINCONICA DI GINO PAOLI AL FESTIVAL DELLA BELLEZZA
Written by Cinzia Bighellini"La bellezza non rende felice colui che la possiede, ma colui che la può amare e desiderare" (Herman Hesse)
Dal 27 maggio al 10 giugno 2018, Verona ospita la quinta edizione del Festival della Bellezza, una manifestazione che offre spunti di riflessione sulla bellezza intesa non tanto in senso oggettivo ma come espressione racchiusa nelle opere di grandi artisti.
Le locations, scelte non a caso COME il Teatro Romano, il Teatro Filarmonico e uno degli esempi più belli di giardino all'italiana Il Giardino Giusti.
Tema di questa edizione sono gli anni '60 e '70; anni di fermento culturale e artistico, con particolare attenzione al fenomeno della canzone d'autore.
Il secondo appuntamento sul palco del Teatro Romano, per l'occasione sold-out,è stato con Gino Paoli classe 1934, primo interprete della canzone d'autore che, con gli Amici della Scuola Genovese, ha dato il via al connubio tra il testo poetico e la musica,accompagnato dal Trio Kàla: Rita Marculli al pianoforte, Ares Tavolazzi al contrabbasso, Alfredo Golino alla batteria.
"Paoli canta Paoli"questo il titolo del concerto il giusto concentrato di tutta la serata.
Gino Paoli e il suo essere distaccato dal mondo pur essendone interprete dei sentimenti, un racconto malinconico di chi ha già vissuto una vita e ora non deve chiedere permesso a nessuno, sul tempo trascorso, sui ricordi che sbiadiscono e sulla consapevolezza che "di te resta cosa hai dato non quello che hai avuto".
I maggiori successi del cantante di Monfalcone, sono rivisti in chiave Jazz ed è un susseguirsi: "Cosa farò da grande", "Sassi", "Il mare, il cielo, un uomo", "Sapore di Sale", "Che cosa c'è", "In un caffè", "La gatta", "Fingere di te", "E m'innamorerai", "Un altro amore", "Vivere ancora", "Albergo a ore" (Herbert Pagani 1944-1988) "Il cielo in una stanza", "Una lunga storia d'amore", "Senza fine"; bis con "Quattro amici al bar"
Riprendendo il filo del ricordo e degli amici che non ci sono più, ha reso omaggio a Bruno Lauzi (1937-2006)"Ritornerai", Luigi Tenco (1938-1967)"Vedrai", “Il Nostro Concerto” Umberto Bindi (1932-2002).
Nota di colore della serata, la pioggia arrivata alle 22.30 che ha permesso al pubblico in platea, di avvicinarsi al palco per ripararsi, godendo in questo modo di una posizione privilegiata sino alla fine del live. Un pubblico disciplinato che ha saputo “dare” a Gino Paoli oltre che ricevere.
Organizzazione ineccepibile quella del Festival della Bellezza (IDEM).
RADIO GARDA | PAROLE SULL' ACQUA A BARDOLINO: LAURA MORANTE: UNA RACCOLTA DI RACCONTI.
Written by Annalisa Mancini“Non so. Non saprei dire. L'etica? Non sono competente in materia”. Laura Morante non sa. Almeno una decina di “non so” alle domande del giornalista Beppe Muraro durante la presentazione della sua raccolta di racconti “Brividi Immorali”, esordio letterario dell'attrice e regista.
E' una Morante ironica e modesta, sincera e timida quella che incontra il pubblico di Bardolino in occasione della rassegna “Parole Sull'Acqua 2018”.
Un'esordiente d'eccezione che sembra però non cavalcare la fama di diva del cinema né di regista di successo né quella di “nipote di” (Elsa Morante, ben più nota scrittrice d'eccellenza). Siede elegante e composta di fronte a un pubblico numeroso, curioso di lei, dei suoi tic nervosi, della sua voce morbida e graffiata insieme che racconta di un'infanzia trascorsa tra i libri, “unico svago nella provincia di allora”.
La pubblicazione è arrivata su insistenza dell'amica Elisabetta Sgarbi, direttrice della casa editrice La Nave di Teseo, che è diventata a un certo punto anche la lettrice di riferimento della Morante: “A differenza di molti scrittori, come Céline ad esempio, che per scrivere hanno bisogno di immaginare un lettore ostile, io ho avuto bisogno di pensare a un pubblico amico”.
Ridacchia, con un secco e contenuto "ah-ah" e chiude il tentativo di parlare di sé e della sua opera. “Brividi Immorali” prende il nome da uno degli interludi contenuti nella raccolta: “Un titolo ironico, i brividi sono in realtà piccole trasgressioni quotidiane, piccole aperture che si squarciano e diventano abissi”.
E così non raccogliere gli escrementi del cane diventa una sfida con se stessi, con l'etica, con ciò che è giusto e accettabile, innescando una divertente lista di future trasgressioni:
“E ora si aprono prospettive infinite.
Abbandonare sulla spiaggia un sacchetto di plastica.
Farsi strada sgomitando per arrivare tra i primi al buffet.
Corteggiare i potenti.”
[…]
La Morante scrive inconsapevole di aver trattato il tema della conciliazione della moralità con le proprie aspirazione e pulsioni, non sa individuare le influenze né si dimostra interessata a parlare delle nomination a David di Donatello e Nastri d'Argento.
Scrive però con due certezze: voler trattare le parole come musica, decidendo di dare una denominazione musicale ai racconti più brevi, aperti e chiusi dai pentagrammi di Nicola Piovani, e restituire la realtà con sincerità, con l'onestà di chi ricerca l'aggettivo giusto per giorni e giorni.
Non per perfezionismo maniacale bensì per rendere onore all'arte, “citando Cechov: si può ingannare la gente, persino Dio ma nell'arte non si può mentire”.
L'autrice chiarisce di aver trattato i racconti e gli interludi come dei ritratti dal vero, per quanto possano risultare surreali e lontani da una riproposizione naturalistica, lasciando libero sfogo all'attitudine del voler ascoltare più voci, di voler guardare la scena da più punti di vista: “Una questione di prospettiva, che ho cercato di rendere evidente diversamente dalla semplice economia dello sguardo e usando il filtro dell'ironia”.
Una Laura Morante diversa da quella che in molti si aspettavano: apparentemente altezzosa, troppo francese per essere italiana, si dice. Una grande che vorrebbe scomparire dietro alle parole scritte: “Amo la narrazione stratificata, in questo senso gli interludi hanno una scrittura meno egocentrica”, spiega.
Soprattutto nell'ultimo racconto (Controvoglia) le sembra di aver centrato l'obiettivo: lasciare che il racconto si componesse da solo, che la realtà apparisse evidente senza doverne scrivere.
Ma sono gli interludi i suoi preferiti: “Se potessi, scriverei solo haiku. Gli interludi mi hanno permesso una prosa musicale, con pari attenzione a senso e musica”.
Si tocca i capelli, ridacchia breve, sorride: “scrivere è stato un gesto temerario ma amo sfidare la mia natura di fifona”.
Eppure la Morante non teme il giudizio e stupisce ammettendo di preferire un buon libro a un buon film. Niente di autobiografico in “Brividi immorali” perché tutto è autobiografico.
Prova disagio a un riporto cosciente del proprio vissuto e confessa di essere il giudice più severo di se stessa: “Ho paura di scrivere cose che non piacciano a me. Quando non piace a me, nessuna lode può compensare.”
FRIDA KAHLO: L'ICONA DEL 900 AL MUDEC DI MILANO
Written by Cinzia BighelliniDal 1 febbraio al 3 giugno 2018 al MUDEC-Museo delle Culture di Milano è possibile visitare l’intensa retrospettiva dedicata all'artista giudicata da alcuni come la più grande pittrice del Novecento: Frida Kahlo (1907 - 1954).
"Frida. Oltre il mito" non è solo la celebrazione dell'artista messicana, ma una mostra che propone una nuova visione della pittrice.
Mostra-evento, così è stata definita dagli addetti ai lavori, in quanto in un'unica sede espositiva, sono esposte opere provenienti dalle due più importanti e ampie collezioni di Frida Kahlo al mondo: il Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection, con il contributo di prestigiosi musei internazionali che hanno prestato dei capolavori mai visti in Italia.
Valore aggiunto della mostra, l'Archivio, rinvenuto nel 2007, a Casa Azul de Coyoacán, l'abitazione nativa e dove Frida, ha poi vissuto con Diego Rivera suo “amore pigmalione”, celebre pittore muralista, oggetto di un certosino lavoro di studio del curatore della mostra: Diego Sileo.
Una vita travagliata quella di Frida, profondamente segnata dalla sofferenza fisica fin dalla nascita, affetta da spina bifida, inizialmente scambiata per poliomielite, ebbe una svolta drammatica il 17 settembre del 1925 con l'incidente in cui rimase vittima riportando gravi ferite che, nonostante i ripetuti interventi chirurgici, minarono per sempre il suo corpo, costringendola a lunghi periodi di immobilità a letto.
Proprio il rapporto ossessivo con il proprio corpo compromesso, è il filo conduttore delle opere di Frida Kahlo; lei stessa è manifesto delle sue paure, del dolore, unito a quello dell’ incapacità di portare a termine una gravidanza. Un dolore profondo che si trasforma in uno sfrontato cinismo.
Una donna profondamente legata alle sue origini, al folclore della propria terra, alla politica, tanto da riconoscere come proprio anno di nascita quello della rivoluzione messicana del 1910.
Osservare un quadro di Frida non è assorbire una sofferenza, ma un'immersione dell'essere umano nelle sue fragilità, nei suoi istinti più carnali. Non è una donna per le donne, ma un'esibizione del proprio essere, come nelle idee politiche e sociali, così come l'artista le ha vissute. Una condivisione della sofferenza quasi terapeutica.
"Hanno pensato che fossi una surrealista, ma non lo ero. Non ho mai dipinto sogni. Ho dipinto la mia realtà" (Frida Kahlo)
Una mostra a 360° alla scoperta del mondo e della cultura di Frida Kahlo, con conferenze, eventi dedicati, letture dei diari e lettere scritte dall'artista a Diego Rivera, al Messico di Frida con le tradizioni precolombiane a lei care.
VAN GOGH ALIVE - THE EXPERIENCE: VIAGGIO SENSORIALE A PALAZZO GRAN GUARDIA VERONA
Written by Cinzia BighelliniPartita il 16 novembre 2017 la mostra internazionale multimediale Van Gogh Alive - The Experience, ospitata al Piano Nobile del Palazzo della Gran Guardia, a Verona, ha ottenuto un grande successo tanto da vedere prorogata la data di chiusura dal 28 gennaio al 2 aprile 2018.
La mostra dedicata al celebre pittore, precursore dell'arte moderna, è un'esperienza non solo visiva e sensoriale ma un viaggio all'interno dell'uomo: Van Gogh.
Van Gogh è il pittore degli stati emotivi, del colore, della forma non forma, della simbiosi tra l'artista e l'arte.
La mostra prodotta da Grande Exhibition e Ninetynine, in collaborazione con il Comune di Verona, offre un percorso espositivo incentrato nel decennio più produttivo dell’artista, tra il 1880 e il 1890, anno della morte, in un virtuale viaggio da Parigi a Saint-Rémy ad Auvers-sur-Oise, nei luoghi che furono fonte di maggior ispirazione.
L'immersione visiva è totale grazie a più di 3000 immagini raffiguranti i quadri di Van Gogh, proiettate a pieno schermo grazie alla tecnologia SENSORY4™, 50 proiettori ad alta definizione e grafica multi canale.
Un'esperienza resa ancora più viva dall'effetto audio surround da una scelta musicale raffinata che accompagna lo scorrere delle immagini: Vivaldi, Ledbury, Tobin, Lalo, Barber, Schubert, Satie, Godard, Bach, Chabrier, Saint Saëns, Handel.
Una mostra non mostra, un nuovo modo per avvicinare un target di pubblico sempre più ampio al mondo dell'arte e alla scoperta degli artisti, che hanno saputo dare voce alla loro “poesia” attraverso la pittura.