"Un mondo d'amore" (Gianni Morandi 1967) così Joan Baez, la "signora del folk" e tanto altro, ha aperto il concerto all'Anfiteatro del Vittoriale degli Italiani.
Ascoltare Joan Baez non è soltanto assistere a un concerto, ma andare con la memoria a ciò che ha rappresentato e rappresenta. Punto di riferimento del pacifismo e della lotta per i diritti civili, una immagine della nostra storia che non passa inosservata.
Un viaggio nelle canzoni che hanno segnato un'epoca, influenzato generazioni e modificato il vissuto di chi, in prima persona, ha partecipato a una rivoluzione epocale degli anni '60 e '70.
"L'usignolo di Woodstock" ha saputo stregare fin dall'inizio la platea del Vittoriale, riempiendo il palco con la sua personalità, sobria e disinvolta e con le sue chitarre, strumenti indispensabili per un'artigiana di emozioni come lei. Interagendo con una semplicità e una sicurezza di palco che solo i grandi artisti possono vantare.
La sua voce è più calda degli anni dove riempiva parchi dalle platee infinite, composta e distante dal microfono più di un palmo, come se lo stesso fosse un elemento coreografico, ma sempre coinvolgente, accarezza il pubblico con gli storici: "It's All Over Now, Baby Blue" di Bob Dylan, "The House of the Rising Sun", "Joe Hill" di Earl Robinson, "God Is God" di Steve Earle, "Me and Bobby McGee" di Kris Kristofferson e "Diamonds and Rust". senza tralasciare "Deportees" che Woody Gunthrie scrisse nel 1948 ispirandosi all'incidente aereo di Los Gatos Canyon, in California, dove morirono 32 braccianti stagionali messicani che, dopo essere stati sfruttati nei campi, venivano riportati in patria con la forza, in condizioni disumane.
Non sono mancati altri "omaggi" alla canzone italiana come: "C'era un ragazzo che come me amava i Beatles ed i Rolling Stones" (Gianni Morandi 1966) e "Bella Ciao". La pronuncia magari non perfetta ma cantate con grande sentimento.
Ad accompagnare Joan Baez sul palco anche il polistrumentista Dirk Powell e il figlio della cantante, il percussionista Gabriel Harris.
Una serata all'insegna dei sentimenti oltre che della musica; Joan Baez mette d'accordo tutti sui valori della civiltà e dell'accoglienza, senza lasciare spazio all'odio.
Un appuntamento unico per il pubblico dell'Anfiteatro del Vittoriale, che non dimenticherà l'abbraccio di Joan Baez anche dopo il concerto.
Questo è accaduto grazie alla grande organizzazione del Vittoriale, che come sempre non ha lasciato nulla al caso.