UNA SOMMA DI PICCOLE COSE TOUR
Il concerto, un sold out minacciato dal temporale, è stato da poco riconfermato: finalmente le nubi si ritirano e come le tende di un sipario si aprono su di un palco illuminato di azzurro.
La quiete dopo la tempesta, la quiete dei brani di Niccolò Fabi, che come sempre scrutano attentamente spiragli di cielo terso tra le nuvole dell'esistenza.
Il palco è minimo: fondale chiaro, luci morbide, e cinque candelabri a cinque braccia. Cinque come le dita, come i cinque sensi, come cinque sono i componenti del gruppo. Cinque elementi che formano un'unità. Questa è, direi, la caratteristica principale di questa formazione: sembrano infatti cinque braccia dello stesso corpo, che suonano, cantano, e anche danzano, insieme.
Un primo tempo squisitamente acustico di sole chitarre e percussioni e non una parola di presentazione tra un brano e l'altro che interrompa l'ascolto puro e attento delle canzoni del nuovo album.
Il suono è nitido e perfetto. Il pubblico in religioso silenzio. I testi, come sempre, sono fitti e tanto pregni di significati che al primo ascolto non si può afferrarli tutti. Le canzoni di Fabi vanno meditate.
"Facciamo finta che chi ha successo se lo merita" (Facciamo Finta)
"La terra che ci ospita è l'ultima a decidere " (Filosofia Agricola)
"La muffa può sembrare caviale" e "Le grandi rivoluzioni fanno molta paura come molta paura fa fare grandi rivoluzioni" (Non vale più).
L'atmosfera sospesa tocca forse l'apice con l'esecuzione in solo alla tastiera della canzone d'amore Una Mano sugli Occhi.
E poi via, rotto il silenzio, arriva il momento di lasciarsi andare al suono elettrico con Ostinatamente, al ritmo funkeggiante di È non è, al rock in sette ottavi di Ecco, al reggae di Dillo Pure Che Sei Offeso. Il concerto si fa movimentato.
L'intero pubblico canta all'unisono (Il Negozio di Antiquariato), salta (Lasciarsi un giorno a Roma) o tiene il tempo con le mani (Fabi aggiunge: "È bella questa complicità, la capacità di trovare un tempo comune, che dovrebbe caratterizzarci anche nelle altre cose della società").
Niccolò Fabi, ricordando l'esperienza che ha ispirato il brano Sedici Modi di Dire Verde, ha chiesto un applauso anche per Medici per l'Africa CUAMM.