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Al Teatro Camploy è andata in scena l’attesissima prima di “Sic transit gloria mundi” interpretato da Chiara Mascalzoni con la regia di Alberto Rizzi, autore del testo stesso.

Lo spettacolo, nato da due anni di lavoro tra ricerche e scrittura del testo, affronta un argomento delicato quale la storia del femminismo dal punto di vista del maschilismo che in occidente si fonde con la storia della Chiesa.

Nasce così il mito della prima papessa raccontato attraverso un monologo fanta-storiografico che immagina come in un futuro possibile, benché poco probabile, sul "Soglio di Pietro" salga una donna.

Una riflessione sul ruolo della figura femminile nella società attraverso gli occhi della Chiesa per parlare, senza mai incombere in accuse ma semplicemente descrivendo, dell’esclusione delle donne dal sacerdozio e per analizzare le ragioni storiche, teologiche e religiose della sudditanza all'uomo anche nel cattolicesimo laico.

Tre sono i pilastri dello spettacolo: il ruolo della donna nel passato della chiesa, la biografia inventata della prima papessa e infine una storia alternativa e possibile della chiesa attraverso le donne. Ma davvero è tanto bizzarro, intende suggerire il monologo, immaginarsi una donna papa?

Un monologo che si è rivelato essere per nulla piatto né statico, bensì ricco di variazioni toniche e movimento attraverso tutta la scena, grazie alla splendida interpretazione di Chiara Mascalzoni, prima attrice di Ippogrifo Produzioni dal 2009.

Molte erano le preoccupazioni del regista, Alberto Rizzi, riguardo le reazioni del pubblico. Parlare in maniera così specifica, in alcuni passaggi addirittura tecnica, di religione e fede poteva creare reazioni avverse nel pubblico, ma la vena umoristica che ha caratterizzato l’interpretazione dell’intero monologo ha reso possibile le risate oltre che la riflessione.

 

Interprete Chiara Mascalzoni

Regia e testo Alberto Rizzi

Ippogrifo Produzioni

 

Su proposta dell’Associazione disMappa e con la collaborazione del Comune di Verona, il Teatro Camploy promuovere le proprie attività artistiche e culturali rendendo più semplice la partecipazione del pubblico con disabilità. 

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L’altro Teatro ha colpito nel segno un’altra volta proponendo all'interno della sua rassegna teatrale il concerto spettacolo di Ermanna MontanariLus”.

Dal poemetto in lingua romagnola di Nevio Spadoni, scritto appositamente per Ermanna Montanari, prende forma il personaggio di Bêlda, una veggente guaritrice delle campagne romagnole di inizio Novecento. La donna, vittima dell’ipocrisia del paese, attraverso un monologo che a tratti prende la forma di una maledizione, racconta la sua storia ed il peso che porta dentro se stessa.

Orfana di madre alla giovane età di tre anni, il padre mai conosciuto, cresce in casa del fratello maggiore e della moglie che le insegna l’arte medicinale delle erbe e “i loro amori”, diventando così con gli anni la strega di paese a cui tutti si rivolgono sia per i mali del corpo che per quelli dell’anima.

Il fattore scatenante della sua invettiva, contro quegli stessi uomini che ogni giorno la cercano ma che poi la confinano ai limiti della società, è l’atto dissacratorio di un “pretaccio” colpevole di aver disseppellito la madre di lei. In preda dall'ira Bêlda gli scaglia contro un maleficio di morte.

Viene così in superficie il male interiore di Bêlda, quello che ogni giorno allevia al popolo ipocrita e traditore lei lo accumula dentro di se. Il monologo si rivela essere così una ricerca disperata di luce, di uno spiraglio di bene, quella stessa luce che lei dona agli altri ma che lei non riesce a vedere.

Il testo-preghiera-maledizione di Spadoni si sposa con l’architettura sonora originale realizzata da Luigi Ceccarelli e Daniele Roccato. Un matrimonio ben riuscito tra tradizione, il contrabbasso di Roccato, e contemporaneità con l’elaborazione elettronica in tempo reale di Ceccarelli.

I suoni così scomposti e ricomposti per poi essere amplificati, generano una stratificazione timbrica che in commistione con la voce di Ermanna, che a tratti sembra rievocare una lingua antica, quasi primordiale, portano lo spettatore in un’altra dimensione, nel modo di Bêlda.

Testo Nevio Spadoni

Musica Luigi Ceccarelli, Daniele Roccato

Voce Ermanna Montanari

Regia Marco Martinelli

Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione in collaborazione con Teatro delle Albe/Ravenna Teatro

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Avete mai pensato a come nasce un film? Quante prove, cambiamenti di regia e soprattutto capire se una determinata scena può piacere allo spettatore oppure no.

  

Con il cinema non c’è subito riscontro, bisogna aspettare che il film esca nelle sale e vedere quanto fattura al botteghino, ma in questo caso il regista e attore Sergio Rubini ha pensato diversamente: aprire le porte delle prove al pubblico.

 

“Provando… dobbiamo parlare” non è altro che le prove del film “Dobbiamo parlare”, uscito nelle sale cinematografiche a novembre 2015, ma dato il successo ottenuto in teatro gli attori ed il regista lo hanno voluto portare in tour.

 

Tutto si svolge nell'attico, rigorosamente in affitto, nel centro di Roma di Vanni, interpretato da Sergio Rubini, scrittore cinquantenne affermato e vincitore di un Premio Strega, e della sua compagna e collaboratrice LindaIsabella Ragonese, di vent'anni più giovane. Forti del loro amore, al matrimonio hanno preferito la convivenza e anziché fare figli hanno scritto dei libri insieme.

 

I loro migliori amici, invece, Costanza e Alfredo detto il Prof, interpretati da Maria Pia Calzone e Fabrizio Bentivoglio, sono sposati, benestanti, e sono l’apoteosi di tutti i vizi borghesi: ostentazione di ricchezze, rapporti utilitaristici, patrimoni da spartire, avvocati, minacce, amanti, menzogne.

 

Una sera Costanza, venuta a conoscenza che Alfredo ha un’amante, irrompe senza preavviso nella casa di Vanni e Linda. In fin dei conti è proprio nel momento del bisogno che servono gli amici, ed ecco che la sera si fa notte e la notte giorno.

 

I problemi di coppia tra Costanza e Alfredo fanno venire a galla i problemi dell’altra coppia e così il salotto, punto nevralgico di tutta la commedia, si trasforma in un campo di battaglia tra bottiglie frantumate e mozziconi di sigarette, urla e pianti.

 

Al sorgere del sole sarà una sorpresa vedere quale delle due coppie ha retto lo scontro.

 

Non c’è nulla da dire sull’interpretazione impeccabile degli attori e sull’attenzione ai dettagli della regia di Sergio Rubini e della collaboratrice Gisella Gobbi che occasionalmente vediamo irrompere in scena, siamo pur sempre in un contesto di “prova”, per esprimere dubbi o cambiamenti.

 

Scritto da Carla Cavalluzzi, Diego De Silva, Sergio Rubini

Con

Fabrizio Bentivoglio

Maria Pia Calzone

Isabella Ragonese

Sergio Rubini

Regia Sergio Rubini

Scene Luca Gobbi

Luci Luca Barbati

Regista collaboratore Gisella Gobbi

Produzione Nuovo Teatro

In collaborazione con PALOMAR Television &Film Production

Repliche:

giovedì 25 febbraio ore 20.45

venerdì 26 febbraio ore 20.45

sabato 27 febbraio ore 20.45

domenica 28 febbraio ore 16.00

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La sera del Primo gennaio, al Teatro Nuovo di Verona, è andato in scena il balletto più famoso del mondo: Il Lago dei Cigni. Un appuntamento che in molti aspettavano per iniziare l’anno in un’atmosfera magica.

Il teatro gremiva di persone di tutte le età, da chi ricordava le vecchie rappresentazioni a chi, con occhi sognanti, non vedeva l’ora di ammirare i volteggi dei ballerini della compagnia del Ballet of Moscow. Il Balletto di Mosca “New Classical Ballet” è una giovane Compagnia privata di balletto russo fondata all’inizio del 2001 a Mosca con lo scopo di sviluppare la grande tradizione del balletto classico russo, ma anche ricercare nuove forme coreografiche.

Molti giovani e bambini sia in platea che sui palchetti e in galleria, alcuni incantati e attenti dall’inizio alla fine altri invece, molto meno predisposti, hanno poi ceduto alle braccia di Morfeo e si sono lasciati cullare dalle note di P. I. Tchaikowsky.

La romantica trama racconta la storia della principessa Odette, vittima del sortilegio del perfido mago Rothbart a cui la principessa aveva negato il suo amore, che la costringe a trascorrere le ore del giorno sotto le sembianze di un cigno bianco. La maledizione potrà essere sconfitta soltanto da un giuramento di vero amore quello che nascerà tra lei e il principe Sigfried, interpretato dal Svetlitsan Evgenii. Solista principale del Teatrodell’Opera di Lviv, Evgenii inizia gli studi all’età di 5 anni presso l’Accademia Statale di Danza per poi laurearsi a pieni voti pressi l’Accademia Statale di Ballo di Lviv nel 1998. Da quel momento la sua carriera inizia a collezionare premi e riconoscimenti fino ad arrivare nel 2015 come solista del Ballet of Moscow.

La delicatezza, la regalità e la bontà che caratterizzano Odette, sono state ben interpretate da Olga Kifiak, solista principale del Teatro di Stato di Kiev e dal 2015 solista del Ballet of Moscow, in perfetta contrapposizione con la figura di Odile, la sosia di Odette figlia del perfido mago. Ammaliatrice e ingannatrice quest’ultima ha primeggiato nel III atto attraverso virtuosismi di danza che, anche previsti dalla coreografia, sono stati ben eseguiti e apprezzati dal pubblico.

Molti applausi hanno ricevuto anche il perfido mago Rothbart e il giullare di corte pur essendo due figure secondarie, hanno saputo coniugare fisicità e virtuosismi dando ad ogni personaggio il giusto carattere, unico modo per poter trasportare lo spettatore all’interno della storia.

Gli applausi finali hanno giustamente premiato i ballerini che si sono resi portavoce di una tradizione, quella del balletto che la compagnia del Ballet of Moskow cerca di far conoscere e che considera al giorno d’oggi “un veicolo per diffondere il vero senso di umanesimo e di bellezza, mostrando nobili azioni morali che arricchiscono spiritualmente le persone”.

Cast                                          

Musiche di:  P.I. Tchaikovsky

Coreografie: M. Petipa

Solisti principali: Svetlitsa EvgeniiOlga Kifiak

Ballet of Moscow

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