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VENETO LOMBARDIA TRENTINO

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Cinzia Bighellini

Cinzia Bighellini

Dalle arti marziali ai cartoons, insaziabile curiosa, ascolto il mondo che mi circonda in tutte le sue sfumature esprimendolo attraverso la scrittura, mia grande passione da sempre.

Nel suggestivo scenario del Teatro Romano, l'edizione 2016 dell' Estate Teatrale Veronese ha ospitato, quindici anni dopo la prima europea, andata in scena proprio sullo stesso palco, Moses Pendleton e i Momix con la riproposizione della pièce Opus Cactus, in replica fino al 06 agosto.

Creato originariamente da Pendleton come un pezzo della durata di venti minuti per l'Arizona Ballet, Opus Cactus è stato via via rielaborato ed ampliato, per arrivare ad essere un lavoro più complesso e opera a se stante.

Tema del balletto è la natura nel suo insieme. Ambientato nel deserto del Sudovest americano, Pendleton e i Momix hanno saputo rappresentare con suggestivi giochi di luce, ideati da Joshua Starbuck, immagini dinamiche, create dal corpo di ballo, con costumi disegnati ad arte da Phoebe Katzin, lucertole, serpenti del deserto, scorpioni, riti tribali sotto giganteschi totem, varietà di flora tipica del deserto, come i cactus o i  cespugli che, sospinti dal vento rotolano nel deserto, tipici delle inquadrature dei film western, oppure fiori/foglie che volteggiano nell'aria.

Il tutto accompagnato da musiche e ritmi che evocano scene ancestrali, "da Bach a Brian Eno (The drop), dai Dead can Dance (The serpent’s egg) a Peter Buffet (Spirit Dance), da danze tribali degli indiani d’America a brani di altre culture "desertiche" come quella degli aborigeni australiani", lasciando il pubblico rapito.

Un susseguirsi temporale dall'alba al tramonto, dal sole alla pioggia, dal cuore al cervello, un continuum spazio temporale che trasporta il pubblico in un viaggio illusionistico nell'anima, in poetiche trasposizioni a ogni cambio di quadro.

Meraviglioso l'inedito omaggio dei Momix a Shakespeare, di cui ricorrono i 400 anni dalla morte, in apertura di serata, con un balletto dedicato a Romeo e Giuletta, rappresentando sul palco lo struggente amore dei due protagonisti nella scena che li ha uniti per sempre.

Il nuovo album di Stefano Bollani dal titolo "Napoli Trip"  Universal (CD), proposto al Castello Scaligero di Villafranca, può essere considerato una dichiarazione d'amore a Napoli, città con cui il pianista-compositore-cantante ha un feeling particolare.

Complici e compagni di questo viaggio surreale nella musica partenopea, per la serata al Castello di Villafranca, al sassofono e flauti Daniele Sepe, al clarinetto Nico Gori e alla batteria Jim Black.

"Napoli Trip"non è una semplice operazione di cover della storia musicale napoletana ma una reinterpretazione molto personale tipica del poliedrico Bollani .

Brani come: "Caravan Petrol"di Renato Carasone/Nisa 1958, "O Guappo 'nnamurato" di Raffaele Viviani 1910, "Il bel Ciccillo"  di Arturo Trusiano/Salvatore Capaldo 1917, sapientemente arrangiati con armonie contemporanee e integrati da nuove composizioni di Bollani come "Maschere","Vicoli"  e "Lo Schoro di Napoli", introdotto ironicamente con "...la famossissima vicinanza fra Napoli e Rio....." ocome "Il Valzer del Cocciolone" e "Capitan Capitone e i Fratelli della Costa" di Daniele Sepe , anticipata da uno sketch dell’autore, cercando di spiegare a JimBlack in un improbabile inglese, cosa fosse il capitone, edi Nico Gori come "Napoli's blues". Per non dimenticare anche l'omaggio che Bollani, in solo piano, fa a Pino Daniele con "Putesse essere allero".

L'istrionico quartetto sa giocare con la musica e passa da scambi giocosi e ilari, a esecuzioni che dimostrano quanto “l'essere artista” non sia da tutti. Gli assolo come quello alla batteria di Jim Black, che ha stupito il pubblico utilizzando i piatti e le bacchette per creare suoni inusuali , a ricordare che il ritmo può nascere anche in altro modo.

Straordinari e con un timing d'entrata perfetto, il ricongiungimento fra l'esecuzione degli assolo e il gruppo, a testimoniare l'intesa che Stefano Bollani riesce sempre a creare nei suoi progetti musicali.

Una session jazzistica, che lascia il sapore del buono, dove tutti gli ingredienti sono dosati ad arte, se fosse una recensione di Tripadvisor bisognerebbe scrivere "ottimo da consigliare sicuramente........tutto perfetto....... ritornerò senz'altro" e naturalmente voto 5 stelle.

 

 

"Un mondo d'amore" (Gianni Morandi 1967) così Joan Baez, la "signora del folk" e tanto altro,  ha aperto il concerto all'Anfiteatro del Vittoriale degli Italiani.

Ascoltare Joan Baez non è soltanto assistere a un concerto, ma andare con la memoria a ciò che ha rappresentato e rappresenta. Punto di riferimento del pacifismo e della lotta per i diritti civili,  una immagine della nostra storia che non passa inosservata.

Un viaggio nelle canzoni che hanno segnato un'epoca, influenzato generazioni e modificato il vissuto di chi, in prima persona, ha partecipato a una rivoluzione epocale degli anni '60 e '70.

"L'usignolo di Woodstock" ha saputo stregare fin dall'inizio la platea del Vittoriale, riempiendo il palco con la sua personalità, sobria e disinvolta e con le sue chitarre, strumenti indispensabili per un'artigiana di emozioni come lei. Interagendo con una semplicità e una sicurezza di palco che solo i grandi artisti possono vantare. 

La sua voce è più calda degli anni dove riempiva parchi dalle platee infinite, composta e distante dal microfono più di un palmo, come se lo stesso fosse un elemento coreografico, ma sempre coinvolgente, accarezza il pubblico con gli storici: "It's All Over Now, Baby Blue" di Bob Dylan, "The House of the Rising Sun", "Joe Hill" di Earl Robinson, "God Is God" di Steve Earle,  "Me and Bobby McGee" di Kris Kristofferson e "Diamonds and Rust".  senza tralasciare "Deportees" che Woody Gunthrie scrisse nel 1948 ispirandosi all'incidente aereo di Los Gatos Canyon, in California, dove morirono 32 braccianti stagionali messicani che, dopo essere stati sfruttati nei campi, venivano riportati in patria con la forza, in condizioni disumane.

Non sono mancati altri "omaggi" alla canzone italiana come: "C'era un ragazzo che come me amava i Beatles ed i Rolling Stones" (Gianni Morandi 1966) e "Bella Ciao". La pronuncia magari non perfetta ma cantate con grande sentimento.

Ad accompagnare Joan Baez sul palco anche il polistrumentista Dirk Powell e il figlio della cantante, il percussionista Gabriel Harris.

Una serata all'insegna dei sentimenti oltre che della musica; Joan Baez mette d'accordo tutti  sui valori della civiltà e dell'accoglienza, senza lasciare spazio all'odio.

Un appuntamento unico per il pubblico dell'Anfiteatro del Vittoriale, che non dimenticherà l'abbraccio di Joan Baez anche dopo il concerto.

Questo è accaduto grazie alla grande organizzazione del Vittoriale, che come sempre non ha lasciato nulla al caso.

Quando si dice "basta la parola"...... in questo caso basta il nome anzi i nomi Pat Metheny e Ron Carter.

La VI edizione del Festival del Vittoriale, per la rassegna Tener-a-mente 2016, ha ospitato, in esclusiva per il nord Italia, la prima data nazionale di un duo d'eccezione: Pat Metheny e Ron Carter. Due colonne portanti del jazz mondiale.

L'anfiteatro gremito e in trepida attesa ha accolto con calore l'arrivo sul palco di Pat Metheny, icona del jazz moderno (20 Grammy vinti in carriera, più di 20 milioni di dischi venduti), che ha aperto il concerto con la mitica Pikasso guitar, realizzata appositamente per Pat Metheny dal liutaio Linda Manzer di Toronto nel 1984 (la chitarra monta 42 corde, ha richiesto due anni di lavoro ed è considerata un vero capolavoro).

Il pubblico rapito fin dalle prime note ha ascoltato in religioso silenzio, interrotto solo dagli applausi al termine dell'esecuzione.

Ad accompagnare sul palco Path Metheny , il giovane pianista britannico Gwilym Simcock, new entry del gruppo. Il feeling musicale da subito tangibile, a conferma di quanto dichiarato da Metheny" “Gwilym è uno dei pochi musicisti al mondo con cui sento che potrei suonare qualsiasi cosa. Ha una profonda comprensione di tutta la mia musica, essendo cresciuto ascoltandola".

Anfitrione della serata è lo stesso Metheny, che annuncia e presenta il “compagno” della serata il contrabbassista statunitense Ron Carter, reclutato nel 1963 nel quintetto di Miles Davis come elemento fisso in quella che è considerata la più grande sezione ritmica della storia del jazz.

Le due leggende del jazz hanno condiviso il palcoscenico una sola volta in occasione del Detroit Jazz Festival 2015, ottenendo un grande successo di pubblico e di critica, tanto da dare vita al progetto di un tour insieme.

Il gioco delle parti perfetto, in un dare avere continuo, la genialità dei due musicisti che giocano con i strumenti e la consapevolezza l'uno dell'altro. Bello vedere Pat Metheny seduto ad ascoltare Ron Carter nei suoi assoli, rapito dalle note che crea con il contrabasso.

Una richiesta accorata da parte degli artisti, e accolta in toto dal pubblico all'inizio del concerto, è stata quella di non effettuare filmati, ne fotografie. L’appello non è stato accolto da tutti i presenti, specialmente da coloro che, professionalmente, avrebbero dovuto rispettare la richiesta..

Al termine del concerto una standing ovation, con la concessione da parte di Pat, Ron e Gwilym di un bis assieme.

 

Esilarante la sfilata del pubblico, terminato il concerto, sotto al palco per raccogliere cimeli in ricordo della serata.

Un grazie va all'organizzazione del "Vittoriale", ineccepibile come sempre.

 

AL CASTELLO DI VILLAFRANCA IL SUBSONICA TOUR [1996 - 2016]

Il  [1996 - 2016] tour  dei Subsonica, gruppo musicale italiano esponente dell'alternative rock, che è riuscito in questi anni a portare un linguaggio internazionale nella musica italiana,si è fermato a Verona al Castello Scaligero di Villafranca.

La band ha voluto festeggiare con questo tour i 20 anni di attività,  acquisendo nel tempo un target di pubblico sempre più ampio e trasversale.

Una scaletta che ha visto l'esecuzione di 3 brani per ogni album pubblicato dai Subsonica, con intro di voci fuori campo e dello stesso Samuel Romano, frontman del gruppo, dei fatti salienti accaduti durante gli anni di pubblicazione dei loro album.

IL rock dei Subsonica è coinvolgente, fatto di ritmi incessanti,  ricco di sonorità e contaminazioni. I testi graffianti, manifesti di protesta e verità, riflessi dell'evoluzione, se non dell'involuzione, del mondo e della società.

Sotto al palco si balla, si alzano le mani, si salta al ritmo della musica ma c'è anche chi è seduto sul prato a piedi nudi o steso sull'erba contemplando il cielo illuminato solo dal passaggio dagli aerei, che seguendo la loro rotta, sembrano fare da sfondo al concerto.

Un'atmosfera che riporta ai grandi concerti degli anni '70, cantando insieme ai Subsonica:

- 1997 - SubsOnica (Mescal Records), con "Istantanee", "Non identificato", "Cose che non ho"

- 1999 - Microchip Emozionale (Mescal Records), con "Sonde", "Aurora Sogna" e "Colpo di pistola"

- 2002 - Amorematico (Mescal Records), con "Alba Scura", "Gente Tranquilla" e "Dentro i mie vuoti"

- 2005 - Terrestre (EMI Italiana), con "Ratto", "Abitudine" e "Corpo a Corpo"

-2007 - L'Eclissi (Virgin Records), con "L'Ultima Risposta", "Il Centro della Fiamma" e "Veleno"

- 2011 - Eden con "Benzina Ogoshi", "Il Diluvio", "Istrice"

- 2014 - Una Nave in una Foresta (EMI Italiana) con "Specchio", "I Cerchi degli Alberi" e "Lazzaro"

Per concludere con il brano che forse li ha fatti conoscere al grande pubblico, in occasione anche della partecipazione al Festival di San Remo; "Tutti i Miei Sbagli" dall'album Microchip Emozionale.

Una nota doverosa a Event, la cui organizzazione è stata ineccepibile come sempre.

Prossimi appuntamenti del tour, partito il 27 maggio da Milano, sono:

venerdì 15 luglio 2016

PADOVA @ SHERWOOD FESTIVAL c/o PARK NORD STADIO EUGANEO

Posto Unico in Piedi – €15,00 + diritti di prevendita

 

venerdì 22 luglio 2016

SARZANA (SP) @ SARZANA SOUND c/o PIAZZA MATTEOTTI

Prezzo Biglietto: Posto Unico in Piedi – €20,00 + diritti di prevendita

 

venerdì 29 luglio 2016

MONTALTO DI CASTRO (VT) @ VULCI MUSIC FESTIVAL

 

IN PREVENDITA – Posto Unico: €17,40 + diritti di prevendita IN CASSA: Posto Unico: 20,00€

Il penultimo appuntamento della rassegna 2016 ideata e condotta dall’associazione Jazz&More (da cui il nome della rassegna) e Circolo Jazz Verona, in collaborazione con Due Torri Hotel, ha visto l’esibizione di un trio poliglotta con Michael Losch all’organo, John Howard Arman alla chitarra e Claudio Carnevali alla batteria.

Gli appuntamenti del Jazz&More hanno sempre riservato piacevoli novità, dando l’opportunità al pubblico di ascoltare esecuzioni di giovani talenti e nomi storici del jazz italiano e così è stato anche per il Michael Losch Trio.

Una serata tra amici, con l’adattamento di pezzi standard come “Lover Man”, composta da Jimmy Davis, Roger (“Ram”) Ramirez e James Sherman nel 1941 e sonorità che hanno riportato alla memoria gli anni ’70. La maestria degli assolo ha forse superato l’insieme, strappando comunque gli applausi del pubblico.

Il Trio ha tra l’altro proposto pezzi dello stesso John Howard Arman, come “Hot Coffee” e “Something Like That”, introdotti in italiano da Losch, presentati in inglese da Arman con scambio di dialoghi tra i due musicisti in tedesco.

Silvano Dalla Valentina ha come sempre introdotto la serata con la passione che lo contraddistingue, presentando al termine un appuntamento speciale fuori rassegna che si terrà a Palazzo Verità-Poeta, Vicolo S.Silvestro 6 - Verona, meravigliosa dimora patrizia del ‘700, il 27 maggio e vedrà ospiti Enrico Pieranunzi e Simona Severini che per l’occasione presenteranno il cd “My Songbook”, accompagnati da Luca Bulgarelli al contrabbasso e Nicola Angelucci alla batteria.

Il 5° appuntamento della rassegna Jazz&More evento ideato dall'omonima Associazione e il Circolo Jazz Verona, in collaborazione con il Due Torri Hotel di Verona, ha ospitato una guest star come il Roberto Cipelli Trio: con Roberto Cipelli al piano, Attilio Zanchi al basso e Tommaso Bradascio alla batteria.

Il repertorio scelto per l'occasione ha visto l'esecuzione di brani come"Softly, as in a Morning Sunrise" musiche originali di Sigmund Romberg e Oscar Hammerstein (1928), "A bit nervous" di Misha Mengelberg (1994),"Danny Boy" (Londonderry Air) nella versione arrangiata da Bill Evans, una cover di successo della musica italiana come "Parlami d'amore Mariù" e i brani dello stesso Roberto Cipelli: "Per non sprecare" e "Kosmopolites".

Il concerto si è svolto in modo fluido; melodie vellutate dal sapore retrò, in pieno accordo con lo stile del luogo, hanno riempito la sala. Il trio ha giocato con le note in un convivio musicale intimista come sottolineato anche dallo stesso Cipelli.

L'esperienza della formazione è riuscita a creare l'atmosfera adatta per la serata, portando il pubblico all'ascolto di standard del jazz senza tempo. 

Jazz&More è una bella iniziativa, perchè nasce dalla passione e ha come obiettivo, oltre che la promozione di giovani talenti e alla partecipazione di nomi storici del jazz, anche quello di avvicinare un pubblico sempre più vasto a questo genere.

In chiusura di serata Silvano Dalla Valentina ideatore con Fabrizio Gaudino della rassegna, ha ricordato anche l'aspetto sociale della manifestazione con i complementi d'arredo dell'associazione Azzalea Home.

Un invito agli appassionati e non ad assistere ai prossimi eventi in cartellone della rassegna:

venerdì 25 marzo - Fabio Giachino Piano Solo

venerdì 8 aprile - Michela Marinello 6tet

venerdì 22 aprile - Max Gallo 4tet Feat G. Cazzola

venerdì 6 maggio - Plus 4tet feat M. Negri

venerdì 20 maggio - Michael Losch Trio

venerdì 9 giugno - Beppe Castellani 4tet

Info aggiornamenti e prenotazioni: 335 6317228 | This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. | www.jazzandmoreverona.com 

 

 

Il palco del Teatro Ristori ha ospitato per la rassegna Verona Jazz Winter 2016 due brillanti talenti del jazz italiano: Enrico Zanisi trio con Enrico Zanisi al piano, Joe Rehmer al contrabbasso e Alessandro Paternesi alla batteria ed al sax Mattia Cigalini.


Il feeling tangibile dei due jazzisti, ha da subito introdotto il pubblico nel mondo del jazz contemporaneo, dimostrando il connubio musicale dei due interpreti. Forse uno stile jazz non immediatamente comprensibile all'orecchio dei meno avezzi, ma la complicità dei musicisti sul palco ha reso possibile anche questo.

Quando la musica è espressione di un'idea, tutto sembra più facile e la bravura dei musicisti è stata quella di proporre un repertorio, sicuramente non per tutti, ma riconoscibile e spunto all'ascolto di un jazz contemporaneo e in evoluzione, ma con un certo gusto classico.

La collaborazione fra Enrico Zanisi e Mattia Cigalini ha visto il suo concretizzarsi con la pubblicazione nel 2015 dell'album "Right now" per la CAM Jazz.

Altro successo dell'organizzazione  del Teatro Ristori e del suo direttore Angelo Curtolo, sempre attento alle nuovi talenti del jazz.

Nella serata di giovedì 11 febbraio, per la rassegna Verona Jazz Winter 2016, sul palco del Teatro Ristori di Verona, è andata in scena un estratto della ricca produzione musicale della favolosa Broadway.

Interpreti dell’originale kermesse, la soprano Madelyn Renée e il baritono Stephonne Smith accompagnati da un quartetto di d'eccezione: Enrico Pesce al pianoforte, Cristiano Tibaldi al sax, clarinetto e tromba, Enrico Ciampini al contrabbasso e Alberto Parone alla batteria.

"My Favorite Things" il brano di Richard Rodgers da “The sound of Music”, in Italia più conosciuto come “Le cose che piacciono a me” ,nella versione cinematografica cantata/doppiata da Tina Centi di “Tutti insieme appassionatamente”, è stato scelto dal duo vocale per l’apertura della serata. 

Una Renée più rilassata ha dato vita subito al brano, mentre Smith ha impiegato un po’di più ad entrare nel clima della serata. Interessante e apprezzato l’incipit letto ad ogni inizio pezzo dalla soprano, con un riassunto le vicende legate ai brani interpretati.   

Il secondo e il terzo brano sono stati dedicati a Jerome Kern, "Ol’ Man River", cantato dal solo Smith e "Can’t Help Lovin’ Dat Man", da Renée entrambi tratti da “Showboat”. La voce profonda del baritono e la musica hanno subito riportato l’immaginario alla navigazione sul fiume Mississippi della showboat Cotton Blossom, realmente esistita, da cui è poi stata tratta la vicenda narrata appunto nel musical omonimo. 

"Oh What a Beautiful Mornin’" e "People Will Say We’re in Love" di Richard Rodgers, brani tratti da “Oklahoma!”, hanno trasportato il pubblico in un viaggio ideale nelle praterie americane con il classico triangolo amoroso del “buon”, “del cattivo” e della “ragazza al buono”. A seguire "So in love" di Cole Porter, brano tratto dalla spumeggiante commedia musicale “Kiss Me, Kate”.

La prima parte dello spettacolo è stata chiusa con "Anything You Can Do" di Irving Berlin da “Annie Get Your Gun”. Piacevole e riuscita interpretazione della coppia che ha giocato sulla recitazione dei rispettivi ruoli, creando un’atmosfera divertente, strappando sorrisi per un duello tutto a suon di note.

Poi a seguire "Some Enchanted Evening" e "A Cocheyed Optimist" di Richard Rodgers, tratti da “South Pacific”, un musical basato su una storia di pregiudizi più attuale che mai, e "I Could Have Danced All Night" di Frederick Loewe, tratto da “My Fair Lady”.

Un omaggio anche a Billy Strayhorn, spalla di Duke Ellington, con "Take the train", tratto da “Sophisticated Ladies”, "If I Loved You" di Richard Rodgers, da “Carousel” e la bellissima "Tonight" di Leonard Bernstein da “West Side Story”, hanno chiuso questa serata che ha fatto respirare un po’ di aria di Broadway al pubblico presente.

Una bella iniziativa, che conferma l’impegno dell’organizzazione del Teatro Ristori a proporre una ventata di originalità tra il jazz e la lirica.

Il 30 gennaio 2016 al Teatro Ristori di Verona ha preso il via la stagione invernale del celebre Verona Jazz, che durante il periodo estivo accoglie, nei meravigliosi palcoscenici all'aperto di Verona, le grandi star del jazz mondiale.

Il cartellone di Verona Jazz Winter Festival, nato da una collaborazione tra Fondazione Cariverona - Teatro Ristori e il Comune di Verona, ha visto una entree d'eccezione con il pianista Vijay Iyer definito nel 2010, da Franco Fayenz sul Sole-24Ore, "il miglior pianista jazz non ancora quarantenne".

Il concerto solo piano, forse non ha saputo creare a pieno quella commistione di sensazioni e percezioni che il pubblico del teatro ristori si sarebbe aspettato. L'esecuzione da manuale ha strappato applausi, senza trasmettere però quell'impeto che la musica jazz sa dare.

Le emozioni rarefatte, quasi che l'esecuzione fosse destinata a pochi tecnicisti e non invece veicolata ad un pubblico attento alla musica e al genere.

Nella corposa attività concertistica di Vijay Iyer il solo piano ha visto l'incisione di un unico disco, pubblicato nel 2010 dalla ACT, e dal titolo "Solo".

Vijay Iyer ha eseguito brani di cui è autore e alcuni dei suoi "ideali maestri" come Thelonius Monk, Duke Ellington,Andrew Hill, Randy Weston.

Sette sono le note infiniti i modi per utilizzarle, forse al pianoforte di Vijay Iyer manca ancora l’ottava nota?

Come sempre ineccepibile l’organizzazione del Teatro Ristori

Scaletta

-WORK (Thelonious Monk)

-LIBRA (Vijay Iyer)

-SPELLBOUND & SACROSANT…(Vijay Iyer)

-SIETE OCHO (Andrew Hill)

-GOLDEN SUNSET (Andrew Hill)

-SMOKESTACK (Andrew Hill)

-ACCUMULATED GESTURES (Vijay Iyer)

-SUITE FOR TRAYVON (I) SLIMM (Vijay Iyer)

-SUITE FOR TRAYVON (II) FALLACIES (Vijay Iyer)

-SUITE FOR TRAYVON (III) ADAGIO (Vijay Iyer)

-ONE FOR BLOUNT (Vijay Iyer)

-REMEMBRANCE (Vijay Iyer)

 

 

 

 

 

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